24/09/10

"Fin quando saremo 'folli' saremo vivi!". Estratti dal saggio "Fondamenti, non ornamenti" di G.B. Angioletti, sognatore di un'Europa letteraria e culturale unita negli anni '60.

Al mercato dell'antiquariato della Fortezza da Basso a Firenze mi è capitato di imbattermi nel primo numero di una rivista bimestrale, "L'Europa Letteraria", edita nel gennaio 1960. I testi ivi contenuti sono tanti, sorprendenti e di autori di spicco, sia italiani che stranieri (Vigorelli, Brecht, Quasimodo, Durrell, Piovene, Lawrence....). Tra questi un saggio, a pag. 45, che userò per inaugurare questo mio blog, perché mai come ora mi par utile, nonostante mi intristisca pensando alla nostra Europa attuale, e perché perché mi pare possa essere un manifesto di una parte del mio pensiero: "Fondamenti, non ornamenti", di G.B. Angioletti (Angioletti fu una figura importante nel panorama letterario e sociale e, come tanti, dimenticato ingiustamente; vedasi un bell'articolo uscito l'anno scorso sul Corriere della Sera 


   Nota: eventuali umili considerazioni della blogger (son io, son io!) verranno inserite in mezzo al testo con il colore verde speranza.

G.B.Angioletti (1896-1961)

   Alcuni estratti da "Fondamenti, non ornamenti":

   <...> la molteplicità e la coesistenza di stili, di idee, di scuole, di teorie, di sistemi distinguono l'Europa da tutti gli altri continenti; e la decadenza dell'Europa noi la vedremmo NON già nell'apparente anarchia degli ingegni, come credono molti conformisti, bensì nella disciplinata accettazione dell'uniformità. Fin quando saremo 'folli' saremo vivi! E noi non riusciamo neppure a concepire una cultura europea che a un certo momento della sua storia si arresti soddisfatta. <...>


   <...> Un'Europa che vivesse senza più adoperarsi per superare se stessa, senza creare il nuovo e il diverso, non rappresenterebbe più nulla; e perderebbe il solo prestigio che ancora oggi impone un certo rispetto ai non europei. In verità noi NON facciamo più paura a nessuno, né come potenza militare, né come potenza economica, o diplomatica, o demografica. MA CHI POTREBBE UMILIARCI, SE PARLIAMO CON IL LINGUAGGIO DELLA CULTURA? Dobbiamo insistere nell'affermare che le sole forze capaci di difenderci sono ormai la poesia, l'arte, la filosofia, il pensiero scientifico. La tendenza antiletteraria e antifilosofica che molti oggi esaltano è, secondo noi, un vero e proprio suicidio (e tale tendenza è oggi viva più che mai). Vorremmo forse rinunciare alle nostre sole 'armi': armi pacifiche armi meravigliose, che abbiamo inventato noi? Ma se appena rallentiamo il ritmo della creazione, della scoperta, dell'invenzione, che cosa potrebbe ancora salvarci?
Non ci salverà la politica, perché UNA POLITICA NON NUTRITA DAL PENSIERO NON CONTA NULLA, è una politica di astuzie e di intrighi, di ipocrisie e di compromessi, che va in pezzi al primo urto ideologico. Non ci salverà il benessere economico perché la ricchezza per la ricchezza e il guadagno per il guadagno conducono a formazioni sociali ignobili e anch'esse facilmente distruggibili. Non ci salverà neppure una tardiva unione dei nostri paesi in una Confederazione, perché tale solidarietà, se scaturita unicamente dalla paura e dall'interesse immediato, MANCHEREBBE DI QUELLA COSCIENZA MORALE che viene soltanto dall'amore e dalla persuasione (non oso immaginare cosa penserebbe Angioletti di fronte a sì tale odierna Europa unita).
Io sono sempre stato un Europeista convinto. Ma sarei pronto a rinunciare all'ideale di un'Europa unita, se tale unione dovesse essere fondata esclusivamente su fattori politici ed economici. <...> Un'unione fondata sulla tecnica e sugli affari porterebbe fatalmente ad avversare la cultura ogni qual volta essa minacci l'andamento dei mercati; e la cultura, per sopravvivere, dovrebbe alla fine assumere un atteggiamento passivo, di 'disponibilità permanente' e di obbedienza. Ma è questa la nostra Europa? (e dopo 50 anni dopo tale domanda la risposta sarebbe, in pratica: si. Aaaarrrghhh!). 

   <...> Il primato del politico ed dell'economico, per quelle persone tanto autorevoli, è sacro. E uomini di grande responsabilità si ostinano sempre a considerare la letteratura, l'arte, la filosofia come semplici ornamenti dello spirito, né sospettano che invece si tratta di fondamenti della nostra storia del passato e, ancora, nel presente (e ora più che mai..).

G.B.Angioletti



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