24/01/11

Il SENSO DEL RISORGIMENTO E' o NON E' ANCORA ATTUALE?

Perché il Risorgimento ebbe successo? Cosa smosse il popolo, le città, i paesi, portandoli ad impugnare le armi in nome della Patria Italia Unita? Quei sentimenti e quei valori hanno ancora senso oggi?

Domenica scorsa ho assistito ad una delle Lezioni di storia 2011 - III Edizione L'identità Italiana, presso il cinema Odeon, a Firenze, tenuta da Alberto Banti (Docente di Storia contemporanea all'Università di Pisa) su La costruzione dell'identità nazionale italiana.

Il movimento risorgimentale mise in atto una politica 'nuova' poiché volle coinvolgere le masse mediante strumenti di comunicazione che puntassero direttamente al CUORE dell'individuo; ebbe radici nella piena Europa romantica,  dove le comunicazioni avvenivano in termini emotivi più che intellettuali, e dove i termini 'natìo' e 'nazione' stavano acquisendo un valore 'politico' soppiantando quello strettamente giuridico.

In Italia la situazione politica era frammentaria e divisa, e non esisteva un senso comune. Le nuove idee d'oltralpe furono ascoltate da poeti e scrittori che in un primo tempo rimasero incerti nelle definizioni: Foscolo nell'Ortis fece riferimento sia ad una nazione veneziana che ad una italiana, e così pure Vincenzo Cuoco parlò di nazione napoletana prima che italiana.

Ma come avvenne che una massa enorme di persone, così lontane tra loro per lingua, usi e costumi, si lasciò sedurre da idee di 'nazionalità' e 'unità' nell'arco di un ventennio, prima dello sbarco dei Mille?

20/12/10

C'era l'epoca della vacuità...col trionfo de'fronzoli letterari.


Dei TITOLI de' LIBRI


Nel 1932 uscì stampata a Torino una raccolta di volumi apparentemente innocui, per opera di tal Carlo Mascaretti, il <dottore bibliotecario> (1855 – 1928, Americo Scarlatti pseudonimo anagrammato), dal titolo: ET AB HIC ET AB HOC - Curiosità bibliografiche, una raccolta in 12 volumi che ha per sottotitolo "Stranezze, bizzarrie, scherzi e bisticci letterari". (Al momento possiedo unicamente il vol. XI).

Vero amante dei libri e della lettura, il Mascaretti si tuffa alla ricerca di aneddoti che stupiscano, senza lasciarsi prendere dal bisogno di esagerare, ma rimanendo fedele più alle fonti che alle cose 'sentite dire'.   

Leggendolo vien spontaneo immaginarselo come un omìno aggirantesi pensieroso tra fogli di giornale, libri e saggi impolveriti, frequentatore di librerie fuori mano, poco conosciute, e di archivi.

Bellissimo il suo paragrafo in cui si scaglia contro Alexandre Dumas, reo a suo dire di esser stato un vero e proprio 'compratore di penne altrui', e di aver fatto passare come suoi tantissimi libri, tra i quali, il più famoso, 'Il Conte di Montecristo' (scritto e concepito da tal Pier Angelo Fiorentino, scrittore napoletano di grande valore e che lavorava per lui).

Ma veniamo al tema del post, e facciamo parlar l'autore: 


06/11/10

ORBI TUTTI ! "Introduzione alla Storia della Stupidità Umana" di Walter B. Pitkin; IV Edizione. Milano, Bompiani Ed., 1947

La collana "Avventure del pensiero" fu fortemente voluta da Valentino Bompiani, e racchiudeva uno spazio temporale che andava dal 1933 al 1968, contemplando autori di pregio e di varia nazionalità, con temi di divulgazione scientifica, medicina, biologia, matematica, astronomia, chimica, psicologia, filosofia, sociologia.

Walter Boughton Pitkin (Nato nel 1878 in Michigan, Morto nel 1953 in California) fu un lettore americano di filosofia e di psicologia presso la Columbia University e professore alla Columbia University School of Journalism (1912-43). Scrisse alcuni saggi come Life Begins at 40 (New York, 1932) e The Psychology of Happiness. Il suo saggio A Short Introduction to the History of Human Stupidity (1932) fu tradotto in 15 lingue, tra cui in italiano, per cui...eccoci qua. 

Divertentissimo leggere questa 'Introduzione alla Storia della stupidità umana', un testo ricco di spunti intelligenti, di aneddoti curiosi, di fatti realmente accaduti, in politica, nella vita quotidiana, nella storia dell'uomo.

"Eccoci qui, in quest'anno di grazia 1934, padroni della terra e dell'aria, del fuoco e dell'acqua" ma "l'umanità pende sull'orlo di un abisso, dal quale non potrà scampare se non si decide una buona volta a fare l'analisi delle proprie manchevolezze". "Il mondo rotola ineluttabilmente verso l'utopia: ottimi e pessimi saranno i primi a soffrirne". (continua)




21/10/10

L' uomo che ride .. per non piangere della miseria sua e di buona parte dell'umanità.


Ho scoperto da poco, appena un po' più seriamente, Monsieur Hugo (meglio tardi che mai), e ancor più precisamente il suo L'uomo che ride E ho pure scoperto (sempre m.t.c.m) che nel 1940 lo scrittore Bill Finger e il disegnatore di fumetti Bob Kane usarono il ritratto che l'attore tedesco Conrad Veidt aveva dato del personaggio principale del romanzo 'L'uomo che ride' di Victor Hugo, tal Gwynplaine, come ispirazione per la creazione di Joker, degno avversario di Batman. La somiglianza tra Gwynplaine e Joker è solo visiva, i due non hanno altri lati affini, anzi, direi decisamente discordi.

Non avevo mai avuto interesse per il testo L'uomo che ride, ma passandogli davanti  una media di dieci volte al giorno (santa vetrinetta di mammà), l'ho aperto, in piedi, convinta l'avrei rimesso dov'era.

Ma con un incipit così..."Ursus e Homo erano intimi amici: Ursus era un uomo, Homo era un lupo. La loro inclinazione si era accordata". ...che dire....fregata.

Ursus ed Homo vivono di stenti e di intrattenimenti popolari completandosi a vicenda; Ursus è un po' tutto, in primis misantropo, poi giocoliere, ventriloquo, chiromante, medico improvvisato..<..> "La verità è che Ursus era un saccentone, un uomo di gusto e un vecchio poeta latino; <...> Dalla sua familiarità coi venerabili ritmi e metri degli antichi, ricavava delle immagini proprie e tutta una serie di metafore classiche. Diceva di una madre preceduta dalle sue due figlie: è un dattilo; d'un padre seguito dai suoi due figli: è un anapesto; e di un bambino trotterellante in mezzo al nonno e alla nonna: è un anfimacro. Tanta scienza non poteva non approdare alla fame. <...> (allora come ora).

Ursus e Homo salvano un fanciullo e una bambina. Entrambi con caratteristiche fisiche ben definite: il primo, Gwynplaine, con una rigidità facciale costante che lo porta a sembrar sempre col riso, la seconda, Dea, cieca. I quattro non si lasciano più e lavorano insieme come saltimbanchi. Fino a che Gwynplaine, l'uomo che ride, scopre di essere membro dell'alta aristocrazia inglese e vi deve far ritorno.
Il mondo falso, gretto, chiuso aristocratico lo getta in una profonda disperazione [<...> Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si chiama disperazione. L'anima è piena di stelle cadenti. <...>], tanto che farà di tutto per tornare nel vero del suo mondo, da Ursus, da Homo, da Dea. <...> Una sola donna sulla terra vedeva Gwynplaine. Ed era quella cieca. <...> -------

24/09/10

"Fin quando saremo 'folli' saremo vivi!". Estratti dal saggio "Fondamenti, non ornamenti" di G.B. Angioletti, sognatore di un'Europa letteraria e culturale unita negli anni '60.

Al mercato dell'antiquariato della Fortezza da Basso a Firenze mi è capitato di imbattermi nel primo numero di una rivista bimestrale, "L'Europa Letteraria", edita nel gennaio 1960. I testi ivi contenuti sono tanti, sorprendenti e di autori di spicco, sia italiani che stranieri (Vigorelli, Brecht, Quasimodo, Durrell, Piovene, Lawrence....). Tra questi un saggio, a pag. 45, che userò per inaugurare questo mio blog, perché mai come ora mi par utile, nonostante mi intristisca pensando alla nostra Europa attuale, e perché perché mi pare possa essere un manifesto di una parte del mio pensiero: "Fondamenti, non ornamenti", di G.B. Angioletti (Angioletti fu una figura importante nel panorama letterario e sociale e, come tanti, dimenticato ingiustamente; vedasi un bell'articolo uscito l'anno scorso sul Corriere della Sera 


   Nota: eventuali umili considerazioni della blogger (son io, son io!) verranno inserite in mezzo al testo con il colore verde speranza.

G.B.Angioletti (1896-1961)

   Alcuni estratti da "Fondamenti, non ornamenti":

   <...> la molteplicità e la coesistenza di stili, di idee, di scuole, di teorie, di sistemi distinguono l'Europa da tutti gli altri continenti; e la decadenza dell'Europa noi la vedremmo NON già nell'apparente anarchia degli ingegni, come credono molti conformisti, bensì nella disciplinata accettazione dell'uniformità. Fin quando saremo 'folli' saremo vivi! E noi non riusciamo neppure a concepire una cultura europea che a un certo momento della sua storia si arresti soddisfatta. <...>