20/12/10

C'era l'epoca della vacuità...col trionfo de'fronzoli letterari.


Dei TITOLI de' LIBRI


Nel 1932 uscì stampata a Torino una raccolta di volumi apparentemente innocui, per opera di tal Carlo Mascaretti, il <dottore bibliotecario> (1855 – 1928, Americo Scarlatti pseudonimo anagrammato), dal titolo: ET AB HIC ET AB HOC - Curiosità bibliografiche, una raccolta in 12 volumi che ha per sottotitolo "Stranezze, bizzarrie, scherzi e bisticci letterari". (Al momento possiedo unicamente il vol. XI).

Vero amante dei libri e della lettura, il Mascaretti si tuffa alla ricerca di aneddoti che stupiscano, senza lasciarsi prendere dal bisogno di esagerare, ma rimanendo fedele più alle fonti che alle cose 'sentite dire'.   

Leggendolo vien spontaneo immaginarselo come un omìno aggirantesi pensieroso tra fogli di giornale, libri e saggi impolveriti, frequentatore di librerie fuori mano, poco conosciute, e di archivi.

Bellissimo il suo paragrafo in cui si scaglia contro Alexandre Dumas, reo a suo dire di esser stato un vero e proprio 'compratore di penne altrui', e di aver fatto passare come suoi tantissimi libri, tra i quali, il più famoso, 'Il Conte di Montecristo' (scritto e concepito da tal Pier Angelo Fiorentino, scrittore napoletano di grande valore e che lavorava per lui).

Ma veniamo al tema del post, e facciamo parlar l'autore: 





"Dei titoli strani ai libri stranissimi ve ne sono stati in tutte le epoche; ma il trionfo de' fronzoli, dei trampoli, dei boati stupidi, delle caccabaldole letterarie, l'abbiamo nel '600 e nel '700, i grandi secoli della vacuità in tutto". "Si tratta di un'epoca in cui la critica e la Teologia, per esempio, disputavano seriamente se maschio o femmina fosse il pesce che divorò Giona profeta, se Enea ponendo il piede in territorio latino avesse avanzato prima il destro o il sinistro, se l'albero sotto cui riposò la Sacra Famiglia fuggendo in Egitto fosse una palma o un sambuco, e se gli angeli, recandosi da un luogo all'altro, percorrono una linea retta o una curva al pari degli uccelli".

" Tra le molte dissertazioni presso l'Accademia degli Ipocondriaci di Reggio Emilia nel 1752 troviamo: Se si possa precisare il numero delle lingue che nacquero dalla confusione di Babele, e Se Adamo ed Eva uscissero vergini dal Paradiso".

Ma veniamo ai titoli...

C'è un tal "De Lemene che manda fuori un poema sulla Discendenza e nobiltà dei maccaroni, un Arisi che si diletta nei Trattenimenti ditirambici sopra il tabacco masticato e fumato, un Martino Schook che si scalmana coi Panegirici del burro e delle aringhe". 

"In tutti questi libri" -commenta il Mascaretti - "la stranezza dei titoli è conseguenza della stranezza dei soggetti in essi trattati, ma anche nei libri cosiddetti seri i titoli bislacchi abbondano; anzi, nell'epoca alla quale ho accennato, sono onninamente comuni".

Veniamo dunque alle "Scope per purgare la lingua di Cornelio Loos, le Tre fontane sopra la grammatica, i Fiammiferi per accendere di Amor Divino i cuori umani, gli Orari per i viaggiatori diretti al Paradiso, la Siringa spirituale per le anime costipate in devozione, ed anche Tabacchiera spirituale per far starnutare le anime devote verso il Salvatore (Como 1683). Questa Tabacchiera, invece di essere divisa in capitoli e paragrafi, è divisa in tante prese e starnuti....".
 
"Malgrado i tempi mutati, la smania del titolo 'efficace' permane tuttora, ed anzi giunge al punto che nelle traduzioni di opere letterarie straniere, quando il titolo originario non trova nella nostra lingua un vocabolo corrispondente, invece di lasciarlo tal quale, se ne adotta non di rado uno più 'sensazionale': la Curée di Emile Zola fu intitolata nelle sue varie traduzioni italiane la Cuccagna, la Caccia ai milioni e persino Orgie dorate..La Conquête de Plassans, sempre di Zola, divenne in una traduzione che fu pubblicata a Napoli L'invasione del prete!, mentre uno dei migliori romanzi di Massimo Gorki, che egli volle semplicemente intitolare col nome del protagonista Tommaso Gordeieff, nella Biblioteca Amena dell'editore Treves di Milano è diventato: La vita è una sciocchezza!".

Scrive ancora il Mascaretti: "Per un poeta, un romanziere, un commediografo, per l'autore di qualsiasi libro di amena letteratura, per chi fonda un nuovo giornale, come pure per un musicista, un pittore o uno scultore, il titolo diventa talvolta qualche cosa di febbrile, di ossessionante, e alla fine si vedono poi venir fuori i titoli più stravaganti e pazzeschi".

Non che oggi certi titoli che si trovano in libreria siano meno ridicoli, ma è difficile pensare di uguagliare tali vette seicentesche e settecentesche, secoli in cui tantissimi 'eruditi' più che intellettuali, diciamocelo, non avevano niente di meglio da fare che dilettarsi in 'cose buffe'; e la 'cosa buffa', senza alcun dubbio, è che per loro queste eran 'terribilmente serie'.











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